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La vita non è vita a Guangzhou. Qui la vita equivale a business, lavoro, soldi. Non c’è meta che non sia il danaro, non c’è discorso senza il termine business, non si è persona senza titolo o carica, non ci sono molte tracce di umanità nell’interagire con la gente. Lo svago in questa città è ridotto a sballo da finesettimana, sballo veloce e chimico come anestesia alla mancanza di calore. Umano. Sballo volgare e fine a se stesso.
A Guangzhou si viene a fare i soldi. Non di certo per stare bene. E questo incomincia ad intaccare il mio perenne buonumore, la mia serenità. Devo fare qualcosa. Trovare isole felici in mezzo a questo mare di merda. E le prossime settimane saranno incentrate su questo. A presto aggiornamenti sul caso.
Ore 4.00. Spengo la luce e la mia stella scompare dal firmamento Guangzhou come se non volesse farne piu’ parte, per dissentire, per estraniarsi da un mondo che non è il suo.