Sará il restyling dato alla cittá in vista delle olimpiadi, sará che i miei occhi sono abituati allo schifo di Guangzhou, ma
Pechino nella breve visita fatta con Alberto mi ha dato un’impressione piú che positiva. Spazi aperti, piste ciclabili, molto verde, traffico ordinato… ad un certo punto ci siamo chiesti se eravamo in preda ad allucinazioni o se tutto corrispondeva a realtá. Forse abbiamo avuto solo un culo pazzesco e tutto è andato per il verso giusto. Sta di fatto che siamo arrivati a Beijing prenotando un albergo via Internet che ala fine si è dimostrato essere a due passi (letteralmente) dalla cittá proibita: il
Red Wall Hotel, pulito, confortevole e con personale molto gentile. Arriviamo, mettiamo giú i pochi bagagli e ci avviamo subito alla
Cittá Proibita, un tempo il centro rituale di due dinastie, quella Ming (1368-1644) e Qing (1644-1911): in totale ricopre piú di 1 milione di metri quadrati. Bertolucci ci ha ambientato il suo “l’ultimo imperatore”. Uscendone arriviamo a Piazza TienAnMen, una delle piazze pubbliche piú grandi al mondo: e in effetti fa proprio impressione, è immensa.
Foto di rito sotto il Grande Timoniere (lasciamo perdere eventuali commenti che è meglio…) e ci avviamo ad una visita di Hutong, quel che è rimasto della vecchia Pechino: quartiere con casette basse, con strette viuzze; una tipica abitazione di una famgilia consisteva in 4 edifici disposti verso i quattro punti cardinali e con cortile interno. Al termine ci siamo fermati a mangiare un boccone: anatra affumicata e birretta cinese. La sera l’abbiamo trascorsa nei bar e locali sul laghetto ….
Giorno seguente: affittiamo una macchina con autista e guida per andare a vedere
la Grande Muraglia, che è visitabile in vari punti fuori Pechino. Noi abbiamo scelto l’itinerario un pó piú lontano, a circa 90km dalla capitale, ci è stato consigliato al fine di evitare la massa turistica. Ed in effetti non c’era ressa e la situazione era molto tranquilla. Beh, la Muraglia è davvero impressionante, pensare dove e per quanti migliaia di chilometri hanno costruito questo colosso fa venire la pelle d’oca. Per arrivarci si prende una seggiovia (mi aspettavo la Leitner, sono rimasto deluso, hehe) e per scendere ti regalano una scarica di adrenalina dandoti la possibiltá ti buttarti giú per una pista in alluminio su uno slittino su ruote.
Comunque anche per questa visita giudizio ampiamente positivo. Torniamo in cittá, passiamo davanti al villaggio olimpico, i cui lavori sono in dirittura d’arrivo.
Lo stadio, visto da fuori, è proprio bello dal punto di vista architettonico…
La sera, con una fame bestia, decidiamo di mangiare la famosa
Anatra Pechinese, Kaoya in cinese, prendiamo un taxi e ci facciamo portare nella zona dei ristoranti che servono questa portata. Entriamo in un ristorante a caso, non trovando quello che ci era stato consigliato da un sito internet. Anche stavolta il culo ci assiste e ci porta in un posto, primo molto accogliente, secondo con personale gentilissimo, e terzo dove si mangia da Dio. Incominciamo a preoccuparci che le cose stanno andando troppo bene, e tra me penso: probabilmente al ritorno si schianterá l’aereo…. Comunque, l’anatra pechinese è stato un pasto veramente spettacolare, la carne si scioglieva in bocca e scrivendone mi mi viene l’acquolina in bocca. Birra da litro per acompagnare il tutto e per concludere un paio di grappini cinesi. Serata conclusa di nuovo lungo il lago, birrette a non finire, alla fine l’alcol ci manda a letto felici e contenti: il giorno dopo si torna a Guangzhou, con la certezza di tornare a Pechino, per vedere se è stata soltanto fortuna o se la cittá è veramente accogliente come ci è parsa… Fará una bella impressione questa Pechino durante le prossime olimpiadi.