Brutte notizie dal Nanga Prabat: Karl Unterkircher, alpinista estremo di Selva di Val Gardena risulta essere precipitato in un crepaccio nel tentativo di scalata della su detta montagna, la nona vetta piú alta della terra.
Avendo passato tutte le estati e inverni della mia gioventù nei pressi di Selva, precisamente sopra Plan de Gralba, dove i miei nonni avevano un albergo, la notizia mi ha colpito.
Karl, oltre ad essere nel Guinness dei primati per avere scalato per primo, senza l’ausilio dell’ossigeno supplementare, il K2 e l’Everest in soli 2 mesi, ad essere uno dei migliori alpinisti italiani, era il presidente dei Catores, storico gruppo di guida e soccorso alpino della Val Gardena.
I Catores per me sono un mito di gioventù, un simbolo di coraggio e destrezza, il connubio per eccellenza tra sport e amore/rispetto per la montagna e altruismo. Il nostro albergo si trovava a circa 200 metri dall’attacco del Gruppo del Sella e molti alpinisti sceglievano quel luogo per fare roccia. Capitava, e non di rado, che qualche scalatore rimaneva bloccato in roccia. A quel punto si presentava qualcuno in albergo per poter chiamare i soccorsi (non c’era ancora il cellulare…). Dopo pochi minuti accorrevano i Catores a sirena spiegata, scendevano, si attrezzavano e andavano a recuperare il malcapitato. Scalavano come ragni, a velocitá incredibili, con una sicurezza che metteva la pelle d’oca dall’ammirazione.
Il mio ultimo pensiero, prima di addormentarmi va a lui, a Karl, gardenese, alpinista, che forse tanti ha soccorso, e che ora si trova in un crepaccio, senza la possibilità che qualche Catores venga a tirarlo fuori, lasciato al suo destino, che finisce proprio nel luogo che ha sempre amato: la montagna.
Avendo passato tutte le estati e inverni della mia gioventù nei pressi di Selva, precisamente sopra Plan de Gralba, dove i miei nonni avevano un albergo, la notizia mi ha colpito.
Karl, oltre ad essere nel Guinness dei primati per avere scalato per primo, senza l’ausilio dell’ossigeno supplementare, il K2 e l’Everest in soli 2 mesi, ad essere uno dei migliori alpinisti italiani, era il presidente dei Catores, storico gruppo di guida e soccorso alpino della Val Gardena.
I Catores per me sono un mito di gioventù, un simbolo di coraggio e destrezza, il connubio per eccellenza tra sport e amore/rispetto per la montagna e altruismo. Il nostro albergo si trovava a circa 200 metri dall’attacco del Gruppo del Sella e molti alpinisti sceglievano quel luogo per fare roccia. Capitava, e non di rado, che qualche scalatore rimaneva bloccato in roccia. A quel punto si presentava qualcuno in albergo per poter chiamare i soccorsi (non c’era ancora il cellulare…). Dopo pochi minuti accorrevano i Catores a sirena spiegata, scendevano, si attrezzavano e andavano a recuperare il malcapitato. Scalavano come ragni, a velocitá incredibili, con una sicurezza che metteva la pelle d’oca dall’ammirazione.
Il mio ultimo pensiero, prima di addormentarmi va a lui, a Karl, gardenese, alpinista, che forse tanti ha soccorso, e che ora si trova in un crepaccio, senza la possibilità che qualche Catores venga a tirarlo fuori, lasciato al suo destino, che finisce proprio nel luogo che ha sempre amato: la montagna.
1 commento:
Qui a Selva siamo rimasti tutti senza parole dopo aver saputo la tragica notizia. C'è chi però non si da per vinto e spera ancora di poterlo rivedere in vita. Lo so, le possibilità sono praticamente nulle, ma anch'io voglio sperare con loro! In ogni caso siamo orgogliosi di lui!
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